La Costruzione – Parte 2a
La costruzione
I costruttori del Naviglio dovettero affrontare una serie di problemi idraulici molto complessi e li risolsero con l´ideazione ed il successivo perfezionamento delle nuove tecniche costruttive. Uno dei primi problemi fu quello di prelevare una quantità d´acqua costante dal grande fiume Ticino, la cui portata è estremamente variabile. Per tale ragione le prese d´acqua dei navigli erano costituite da sbarramenti che presentavano un andamento obliquo o addirittura longitudinale rispetto al corso d´acqua; la loro funzione era quella di deviare nel canale una parte del flusso del fiume assecondandone la corrente.
L´altezza dello sbarramento era tale da consentire alle acque di superarlo agevolmente; in questo modo al naviglio è garantita una portata minima in tempo di magra, mentre la maggior parte delle acque di piena rimane al fiume.
La derivazione delle acque dal fiume Ticino è ottenuta mediante una diga detta "La Paladella", edificata attraverso l´alveo del fiume, lunga
Il Cattaneo (1) ci riferisce che:" le sponde del naviglio Grande per sette decimi sono munite di scarpe selciate, ovvero di muri a secco, per lo più verticali, e protetti con palafitte dall´urto delle barche. Per la lunghezza di
Un grande ostacolo lungo il tracciato del naviglio era costituito dalle scarpate che bordavano le valli del fiume da cui trae le acque. Per superare tale dislivello non era, e non è tuttora, possibile sollevare l´acqua con mezzi artificiali, sia per ragioni tecniche, sia soprattutto per ragioni economiche. L´unica soluzione praticabile fu quella di studiare un tracciato che consentisse d´innalzare gradualmente il canale lungo il fianco della valle per giungere a livello della pianura; non si tratta certamente di costruire un canale in salita, ma di sfruttare abilmente la forma del terreno, in modo tale che la pendenza del naviglio risulti inferiore a quella della valle e a quella della pianura in cui essa è incisa. In questo modo, mentre il Ticino scende verso sud, il Naviglio Grande scende anch´esso nella stessa direzione ma più lentamente del fiume e si ha l´impressione che il canale s´inerpichi lungo il fianco della valle.
Riferendosi alle caratteristiche dei canali del Milanese, il Cattaneo afferma che i nostri canali, ad un tempo navigabili ed irrigatori, sono costruiti sopra un principio speciale: non sono una serie di tronchi orizzontali, come i canali oltremontani di mera navigazione, ma sono veri fiumi, prima inclinati fortemente, poi progressivamente moderati, per accogliere, di tronco in tronco le diseguali masse d´acqua che l´irrigazione viene successivamente emungendo (2).
A Milano il naviglio comunicava con il laghetto di Sant´Eustorgio, corrispondente all´odierna Darsena di porta Ticinese e quindi i barconi, che trasportavano i marmi necessari per la costruzione del Duomo, per avvicinarsi il più possibile al luogo della costruzione venivano condotti per la cerchia interna al Laghetto di Santo Stefano.
Quest´ultimo tratto di navigazione non era facile e sicura in quanto si doveva vincere la differenza di livello fra i due laghetti. Venne quindi costruita una chiusa provvisoria sotto il laghetto di Sant´Eustorgio per impedire che l´acqua, immessa nei canali interni per alzare il livello al piano del Laghetto di Santo Stefano, defluisse nel Naviglio.
Questo sistema portava sicuri vantaggi ai privati che agevolmente potevano avvicinare i loro carichi di merci ai magazzini di città; nel contempo creava scomodità agli agricoltori che utilizzavano l´acqua per i loro campi, in quanto, per garantire la navigazione, era necessario interrompere frequentemente l´irrigazione e inattivare le chiuse appena costruite. Il sistema era troppo lento e l´uso dell´acqua per altri fini, che non fossero la navigazione, subiva pesanti e ricorrenti interruzioni.
Proprio questo inconveniente portò a una di quelle invenzioni che, nella storia della tecnica, costituiscono le svolte decisive fra un periodo e l´altro. Si pensò di limitare la variazione di livello dell´acqua solo a quel tratto del canale che conteneva strettamente la barca in transito, mediante l´impiego delle chiuse. Nacque così la conca, invenzione grandissima poi applicata alla navigazione interna di tutto il mondo, vanto dell´ingegneria italiana che viene attribuita agli architetti Filippo da Modena e Fioravante da Bologna.
Il sistema adottato consisteva nell´accostare le chiuse a due a due, in modo da attuare il passaggio a differenti piani nello spazio e nel tempo più breve possibile: si ebbe così un sistema di conche che trasformava il canale quasi in una scala, in cui le imbarcazioni salivano o scendevano i gradini con una certa velocità.
La conca di Viarenna a Milano, situata pressappoco dove oggi sorge la via Conca del Naviglio, è stata la più antica che si conosca e venne costruita ai tempi di Filippo Maria Visconti, intorno al 1439.
In questo periodo di grandi realizzazioni idrauliche, giunse a Milano Leonardo da Vinci. Anche se egli non fu l´inventore delle conche di navigazione, ne perfezionò la tecnica specie per quanto ha riguardato le porte d´ingresso e d´uscita delle barche e la suddivisione dei dislivelli in più salti per rendere più maneggevole la manovra della porte, gravate così da spinte idrauliche più basse